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Dove nasce la rivalità calcistica tra Monza e Como? Ecco i due episodi

di Filippo Pelucchi

La rivalità tra Monza e Como si accese definitivamente tra gli anni ’60 e ’80, a causa di due episodi.

Sul campo, il primo grande episodio spartiacque risale al 28 maggio 1967. Alla vigilia dell’ultima giornata del campionato di Serie C, la capolista Monza guidata da un giovanissimo Gigi Radice si trovava al comando della classifica con una lunghezza di vantaggio sul Como. Tuttavia, mentre i lariani travolsero in casa il Rapallo, i brianzoli si trovarono clamorosamente sotto 2-0 sul campo dell’Entella. Riacciuffato il pareggio nei minuti finali, in un’epoca di due punti a vittoria, i biancorossi e i comaschi si ritrovarono affiancati a quota 50. Un arrivo a pari punti che determinò uno spareggio thrilling sul campo neutro di Bergamo. C’erano quasi ventimila spettatori il 4 giugno 1967 allo Stadio Mario Brumana, oggi Gewiss Stadium: 19 milioni e 838.000 lire di incasso. Cielo coperto, temperatura fresca, qualche goccia di pioggia e poi sole verso la fine della gara. Condizioni perfette per giocare a calcio.

Dopo una buona partenza del Como, che chiuse in difesa i biancorossi, attorno alla mezz’ora il match si accese: al 28’ un’occasione per il centrocampista monzese Gianluigi Maggioni, mandata alle ortiche nonostante la porta spalancata, quindi la risposta del Como con due occasioni ravvicinate al 30′ create da Giorgio Mognon. Un sostanziale equilibrio, spezzato al 32′ dal vantaggio del Monza: Gedeone Carmignani – portiere biancoblù – respinse malamente la palla sui piedi di Maggioni, che di piatto realizzò il gol dell’ 1-0.

Nel secondo tempo i comaschi partirono all’arrembaggio a caccia del pari, con il Monza che cercava di amministrare il gioco disinnescando senza grossi affanni gli attacchi avversari. Solo nel finale i biancoblù crearono due chance per riportare il match in parità: all’82’ Claudio Costanzo, con un preciso colpo di testa, impegnò il portiere monzese Santino Ciceri, che con un balzo all’indietro riuscì a mandare la sfera oltre la traversa. All’87’ l’episodio chiave, con un presunto mani in area di Giuseppe Ferrero giudicata involontario dall’arbitro Sergio Gonella, che peraltro ammonì il capitano del Como Bruno Ballarini per proteste.

Una pressione continua ma sterile, anche grazie alle ripartenze brianzole e a un centrocampo estremamente folto, contro cui nulla poteva il pur affidabile Italo Galbiati: il Como non riuscì a trovare lo spunto necessario per impattare il match e alla fine fu decisivo il gol di Maggioni: il Monza tornò in Serie B in un derby dall’alto contenuto di adrenalina, il tutto a discapito dei rivali comaschi, secondi e quindi costretti a un ulteriore anno di C. Una doppia batosta tutt’altro che facile da digerire.

Ma è 13 anni dopo, per la precisione il 13 aprile 1980, che la già caldissima rivalità si infiammò definitivamente con la tremenda vendetta comasca. Allo stadio Gino Alfonso Sada di Monza si trovarono di fronte due big della serie cadetta: la capolista Como contro il Monza, terzo in classifica a -3 dai lariani. Dopo il vantaggio con Ezio Cavagnetto, il Como si trovò clamorosamente sotto 3-1 grazie a Francesco Vincenzi, futuro lariano, e, soprattutto, al giovanissimo idolo di casa Daniele Massaro, autore di una doppietta. Il club del lago accorciò le distanze con il centro di Doriano Pozzato, riversandosi nella metà campo brianzola.

Nel finale l’episodio che avrebbe avvelenato il clima: all’89’ il bomber comasco Marco Nicoletti controllò il pallone di mano e, pur solo sfiorato dal monzese Lino Giusto, cadde in area di rigore. Luigi Agnolin, arbitro internazionale, fischiò indicando il dischetto nello stupore generale. Lo stesso Nicoletti si incaricò di trasformare l’inspiegabile e contestatissimo rigore del definitivo 3-3, scatenando il disappunto di giocatori, dirigenti e tifosi. Il direttore di gara fu costretto a lasciare lo stadio scortato dalla polizia. L’allenatore Alfredo Magni se ne andò senza dire una parola e la stessa cosa fecero i calciatori biancorossi, mentre il commento di un dirigente del Monza di allora fa capire il tipo clima che si poteva respirare a fine partita: "Non è giusto che accada questo sui campi da gioco. L’arbitro è un essere umano e può anche sbagliare. Ma errori di questo genere, me lo si conceda, hanno proprio il sapore della provocazione voluta."

Chi non tacque fu invece il difensore Giusto, autore del discusso fallo da rigore. Parlando a un giornalista disse che, ancor prima che Agnolin fischiasse il penalty, Nicoletti aveva confessato di aver toccato il pallone di mano. Perfino il difensore del Como Piero Volpi ammise che, anche se il pareggio ci poteva stare rispetto a quello che si era visto in campo, l’episodio sul finale era stato molto fortunato e poco prevedibile. In un finale di partita a dir poco rovente, sono da registrare anche un pugno tirato dal libero monzese Francesco Stanzione al portiere del Como Villiam Vecchi, colpito sul labbro prima che potesse tornare negli spogliatoi, oltre alle sassate da parte dei tifosi del Monza al pullman dei rivali.

Il Como, allenato da Pippo Marchioro, fu dunque promosso in A, mentre il Borussia della Brianza di Magni – così chiamato per via della somiglianza nel gioco offensivo e ricco di gol proposto dai tedeschi di Mönchengladbach – chiuse il suo campionato al quinto posto, a sole tre lunghezze dalla zona promozione. Ecco spiegata l'origine della rivalità.