Galliani: "La Serie A è sempre stata il nostro obiettivo, ora non mettiamo freno alle ambizioni"
Ancora una settimana e poi si inizierà a fare sul serio. Il Monza, dopo un mercato, importante, si appresta a vivere la sua prima stagione in Serie A. Adriano Galliani, nel giorno del suo compleanno, si è raccontato in una lunga intervista al settimanale SportWeek:: "La promozione in A è stata senza dubbio una delle emozioni più incredibili dalle squadre della mia vita. Quello che ho provato a Pisa dopo quel 4-3 che significava Serie A per il Monza. Quel giorno ho pianto.
La Serie A era un obiettivo fin da quando Silvio Berlusconi, nel settembre del 2018, ha accettato la mia proposta di acquistare il Monza. Ma riuscirci così rapidamente non era poi così facile. In quei primi minuti, stracolmi di gioia, di festa a Pisa ho pensato a mia mamma che mi portava allo stadio San Gregorio, che poi sarebbe diventato il Sada, quando avevo 5 anni. Ho pensato che per le ultime partite avevo passato più tempo nel Duomo di Monza che allo stadio. Ho pensato a quanti sacrifici e quante delusioni avevano avuto i tifosi del Monza in oltre un secolo. E ci è voluto Berlusconi, al quale sarò eternamente grato, per fare storia e soddisfare una fame lunga 110 anni. Per tutto questo ho pianto come non mi era mai capitato per un evento sportivo. Perché la promozione del Monza in A è un legame fortissimo con le mie radici.
I miei successi più importanti? Sul podio, senza scegliere l’ordine, ci sono la finale di Coppa Campioni di Barcellona 1989, quella del Milan che rifila un 4-0 alla Steaua Bucarest; stranamente lo scudetto vinto a Perugia nel 1999 con il Milan di Zac e lo spareggio di quest’anno con il Pisa che ha portato il Monza in Serie A.
Il momento più triste? La finale 2005 col Liverpool di Istanbul. Abbiamo dominato per tutta la partita e abbiamo pagato sei minuti di blackout. Ancora adesso mi chiedo, senza trovare una risposta, come abbiamo fatto a perdere. E non è vero che negli spogliatoi i ragazzi hanno festeggiato dopo il primo tempo. Ero in quello spogliatoio e Carlo Ancelotti invitava tutti a fare attenzione. È successo qualcosa di assolutamente anomalo e non mi do ancora pace.
Dove può arrivare il Monza? Mai mettere freno alle ambizioni, ma dobbiamo fare un passo alla volta. Ora l’obiettivo sarebbe fare un buon campionato e puntare nei prossimi anni a guadagnare un posto in Europa. Giocare per una Coppa.
Squadra rivoluzionata? Come dirigente ho vinto tutto quello che si può vincere, dalla Serie C al Mondiale per club, passando per la B, gli scudetti e le Champions. So per esperienza che Lega Pro, la B e la Serie A sono tre mondi, tre sport diversi. Per questo abbiamo cambiato così tanto puntando su una squadra di piena identità italiana.
Qual è l’acquisto di cui sono più orgoglioso? Sono felice che abbia accettato di venire con noi Matteo Pessina. È un monzese come me. Conosco il papà e ho conosciuto suo nonno. Lui è cresciuto nella Dominante, la stessa squadra nella quale avevo provato a giocare anch’io. Ero una punta, ero anche un buon attaccante, ma ero un lazzarone e non inseguivo nessuno… Nel 2015 l’avevo portato al Milan pagando quei 30 mila euro che consentirono ai curatori fallimentari del Monza di pagare gli stipendi dei dipendenti. Poi Matteo è cresciuto fino a vestire la maglia azzurra e ora torna da noi, come capitano del Monza in Serie A! La sua storia mi commuove e sono sicuro che darà energia alla squadra.
Draghi? È venuto verso di me e mi ha detto esattamente: “Complimenti per il Monza in Serie A…”. Mi ha fatto piacere. Non mi ricandiderò. L’ho fatto nel 2018 perché si era appena conclusa la nostra avventura al Milan. Ma adesso il mio impegno è tutto per la squadra. La mia The Last Dance… è il Monza”.