Che succede ai bagaj? Contro la Cremonese sono emersi ancora una volta tutti i limiti di una squadra che fatica ad esplodere come le enormi potenzialità gli consentirebbero.
Sulla carta il Monza è la squadra più forte. Difficile, perfino a Lecce o Parma, trovare un organico così profondo e valido. Anche a gennaio il lavoro sul mercato dell'ad Galliani è stato eccezionale, con tre colpi da Serie A che teoricamente dovrebbero alzare ancor di più il tasso tecnico.
Nei fatti però continua a mancare qualcosa. Stroppa rischia di ripetere gli errori che furono fatali a Brocchi e che portarono poi al triste fallimento dei playoff, con il Monza sbattuto fuori in semifinale dall'outsider Cittadella.
Confermata la fiducia al tecnico ma i mesi passano e la squadra resta priva una chiara identità di gioco. Soprattutto nei big match i biancorossi sono scesi in campo con un atteggiamento passivo, troppo attendista. Manca coraggio, forse consapevolezza nei propri mezzi ma soprattutto manca una coralità, una manovra pensata. Come nella passata stagione ci si affida spesso alle giocate dei singoli, alle invenzioni di Dany Mota, agli inserimenti di Valoti e Colpani. Tutti dicono che quest'anno il gruppo c'è, è solido ma nei fatti ognuno gioca un po' per se stesso.
Barberis in regia non riesce a ripetersi sui livelli di Crotone, gli altri centrocampisti non hanno le caratteristiche necessarie per costruire dal basso la manovra. Spesso il compito di dettare il gioco viene lasciato a Marrone, il quale si ritrova costretto a saltare tutta la mediana con dei lanci lunghi, preda nella maggior parte dei casi delle difese avversarie. Anche per uno attaccante come Mancuso così diventa difficile creare qualcosa.
Tatticamente, visti anche i giocatori in rosa, si potrebbe pensare a qualcosa di nuovo. Il cambio modulo, con il passaggio al tridente o almeno al doppio trequartista resta per ora nel cassetto. Colpa anche di un Ramirez ancora in scarsa condizione. L'uruguaiano, che dovrebbe essere un fattore in cadetteria, allo "Zini" è apparso poco brillante. Se non ritrova la forma migliore rischia di essere un flop, sullo stile di Boateng.
La difesa, che è sempre stato uno degli elementi di forza del Monza, senza Pirola e Caldirola, fatica e concede troppo. Preoccupano i tanti gol presi in questo inizio 2022, soprattutto perché nascono da errori propri più che dalla bravura degli avversari.
Serve quindi al più presto una svolta. Più fame, più determinazione, più importanza all'impegno storico che ci si è presi vestendo questa maglia. Le partite da giocare da qui alla fine sono ancora molte, i punti a disposizione sono tantissimi e c'è tutto il tempo per cambiare rotta ma bisogna fare in fretta se non si vuole fallire l'obiettivo.
Sulla carta il Monza è la squadra più forte. Difficile, perfino a Lecce o Parma, trovare un organico così profondo e valido. Anche a gennaio il lavoro sul mercato dell'ad Galliani è stato eccezionale, con tre colpi da Serie A che teoricamente dovrebbero alzare ancor di più il tasso tecnico.
Nei fatti però continua a mancare qualcosa. Stroppa rischia di ripetere gli errori che furono fatali a Brocchi e che portarono poi al triste fallimento dei playoff, con il Monza sbattuto fuori in semifinale dall'outsider Cittadella.
Confermata la fiducia al tecnico ma i mesi passano e la squadra resta priva una chiara identità di gioco. Soprattutto nei big match i biancorossi sono scesi in campo con un atteggiamento passivo, troppo attendista. Manca coraggio, forse consapevolezza nei propri mezzi ma soprattutto manca una coralità, una manovra pensata. Come nella passata stagione ci si affida spesso alle giocate dei singoli, alle invenzioni di Dany Mota, agli inserimenti di Valoti e Colpani. Tutti dicono che quest'anno il gruppo c'è, è solido ma nei fatti ognuno gioca un po' per se stesso.
Barberis in regia non riesce a ripetersi sui livelli di Crotone, gli altri centrocampisti non hanno le caratteristiche necessarie per costruire dal basso la manovra. Spesso il compito di dettare il gioco viene lasciato a Marrone, il quale si ritrova costretto a saltare tutta la mediana con dei lanci lunghi, preda nella maggior parte dei casi delle difese avversarie. Anche per uno attaccante come Mancuso così diventa difficile creare qualcosa.
Tatticamente, visti anche i giocatori in rosa, si potrebbe pensare a qualcosa di nuovo. Il cambio modulo, con il passaggio al tridente o almeno al doppio trequartista resta per ora nel cassetto. Colpa anche di un Ramirez ancora in scarsa condizione. L'uruguaiano, che dovrebbe essere un fattore in cadetteria, allo "Zini" è apparso poco brillante. Se non ritrova la forma migliore rischia di essere un flop, sullo stile di Boateng.
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